Coronavirus in età pediatrica
I dati disponibili al 17 febbraio 2020 ci dicono che il 2% dei casi con infezione da coronavirus appartiene alla popolazione pediatrica e il tasso di mortalità è di gran lunga inferiore. Sono stime in costante valutazione.
La spiegazione potrebbe risiedere nella scarsa clinica manifestata dalla popolazione pediatrica, talvolta assente. Non è completamente chiaro il motivo per cui i bambini sembrano sfuggire ai peggiori effetti del virus ma ciò vale per tante altre malattie infettive. Si ipotizza che la risposta immunitaria innata ossia la risposta agli agenti patogeni, tende ad essere più attiva in epoca pediatrica. I bambini hanno anche minori condizioni di rischio rispetto all'adulto, come il consumo di tabacco e le malattie croniche.
Chi è il coronavirus?
I coronavirus sono un'ampia famiglia di virus respiratori, a RNA. L'aspetto a corona dovuta alle proteine presenti sulla superficie del virus, ne ha determinato la nomenclatura. I CoV sono divisi in 4 sottogruppi: alfa, beta (possono infettare l'uomo), delta e gamma. Il serbatoio naturale dei coronavirus è il pipistrello. I coronavirus si trasmettono attraverso droplets (goccioline di saliva emesse attraverso la tosse e gli starnuti). Il virus non è sospeso nell'aria ma si trasmette in ambienti chiusi con tante persone che non tengono una distanza di sicurezza. Si può trasmettere anche attraverso il contatto con le mani contaminate, toccandosi occhi, naso e bocca.
I sintomi del coronavirus in età pediatrica
Nei bambini l'infezione da Coronavirus si manifesta con gli stessi sintomi riscontrati in adulti e anziani: febbre, tosse, respiro affannoso, dolori ossei e muscolari, anosmia (perdita del gusto e dell'olfatto). È la loro gravità, nella maggior parte dei casi, a risultare attenuata.
Attenzione al neonato
Sarebbe una loro caratteristica intrinseca a difendere i più piccoli, per riprendere quanto dichiarato dal presidente del comitato tecnico-scientifico per l'emergenza Coronavirus. Maggiore attenzione deve però essere posta quando a manifestare i (possibili) sintomi dell'infezione da Coronavirus sono i bambini con meno di un anno. In un decimo dei casi registrati tra i neonati si è assistito a un'evoluzione della malattia verso le forme più gravi. Meglio dunque essere ancora più accorti se il proprio figlio ha una febbre che non accenna a calare, manifesta difficoltà respiratorie, ha poca voglia di bere e molta di dormire. Tutti i contagi sono avvenuti con ogni probabilità nell'ambiente domestico. In quattro di questi casi la sintomatologia rilevata era piuttosto blanda, mentre un neonato è stato sottoposto a una trasfusione per un'anemia per cui non è stato possibile accertare la causa".
I bambini sono veicolo di infezione?
La possibilità che i bambini (con o senza sintomi) possano veicolare l'infezione ai genitori e, soprattutto, ai nonni, preoccupa. Il problema si è posto soprattutto dopo i primi provvedimenti restrittivi adottati dal Governo, con la chiusura delle scuole, ma non dello stesso numero di attività che risultano ferme oggi. Questa situazione, soprattutto all'inizio, ha costretto molti genitori ad affidare i propri figli ai nonni. Una scelta da evitare però in questo momento, quella del contatto tra anziani e bambini. Questi ultimi potrebbero infatti essere contagiati dai propri nipoti.
COVID: gravidanza, allattamento, puerperio
A fronte di un case report cinese che descrive una sospetta trasmissione verticale dell'infezione da SARS-CoV-2 che non è stato possibile confermare a causa dell'esecuzione tardiva del tampone orofaringeo neonatale, effettuato dopo 36 ore dalla nascita, continuano ad accumularsi evidenze a sostegno della mancata trasmissione verticale del virus SARS-CoV-2 da madre a neonato.
È stata pubblicata una prima revisione sistematica di letteratura sulle infezioni COVID-19 nei neonati e bambini che ha selezionato 45 articoli e lettere pertinenti. Sul totale delle infezioni COVID-19 diagnosticate, l'1-5% riguarda i bambini che presentano un decorso clinico meno grave rispetto a quello della popolazione adulta. Il quadro dei sintomi più frequente è caratterizzato da febbre e sintomi respiratori che raramente esitano in polmonite. La terapia prevede la somministrazione di ossigeno, inalazioni, supporto nutrizionale e controllo dell'equilibrio idro-elettrolitico. Gli autori concludono che l'infezione COVID-19 nei bambini ha un decorso e una prognosi migliore rispetto agli adulti e che i decessi sono estremamente rari.
Ad oggi, sempre più studi dimostrano l'assenza della trasmissione verticale madre-bambino durante la gravidanza o in allattamento. Sempre più autori confermano l'indicazione all'allattamento per le mamme sospette, confermate (sintomatiche o asintomatiche) SARS-CoV-2. Le nuove indicazioni includono il clampaggio ritardato del cordone e la non rimozione della vernice caseosa fino a 24 ore dopo la nascita. L'allattamento durante l'infezione materna COVID-19 non è più controindicato e dovrebbero essere adottate le misure igieniche idonee. Raccomandano inoltre, nei casi in cui la separazione madre-bambino risulti necessaria, la spremitura del latte. Qualsiasi interruzione dell'allattamento può effettivamente aumentare il rischio del bambino di ammalarsi o di ammalarsi gravemente.
Rispetto al post partum, l'OMS raccomanda che madri e bambini dovrebbero essere messi in grado di rimanere insieme e fare il contatto pelle-a-pelle, la kangoroo mother care e rimanere insieme e praticare il rooming-in giorno e notte, soprattutto immediatamente dopo il parto e durante l'avvio dell'allattamento. In caso di separazione del neonato dalla madre, si raccomanda l'uso del latte materno fresco spremuto, per cui non è indicata la pastorizzazione.
Un'altra componente dell'assistenza al percorso nascita sono i servizi territoriali e la rete di supporto alle donne, che hanno un ruolo di rilevanza sempre maggiore nel corso dell'epidemia da COVID-19; si raccomandano il rinforzo delle strategie di dimissione protetta di madre e bambino dopo il parto e attività cliniche e di sostegno a domicilio per l'area ostetrica-neonatale; rinforzo dei servizi di teleassistenza (idealmente con videochiamata) anche per assicurare occasioni di counselling in relazione a specifici bisogni informativi e di sostegno. Le stesse strategie possono essere adottate con successo in puerperio e in allattamento.
Quali attività si possono fare con i bambini?
Riferimenti bibliografici e sitografia
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